mercoledì 25 gennaio 2012

TORINO

Chissà perché c’è tutta questa nebbia.
Eppure è l’inizio di maggio. Io e Romeo stiamo ai piedi della collina, in mezzo a un campo; ci sta quell’erba strana che sembra avere le spighe.
Gliele tiro addosso, le spighe. Due restano attaccate alla maglietta.
"Hai due fidanzate" rido.
"Vai al diavolo" mi dà uno spintone.

Facciamo la quinta e ogni tanto di pomeriggio ce ne andiamo a giocare in questo campo. Agli indiani e ai cowboy, normalmente. A me piace fare l’indiano, soprattutto quando piove, perché mi piace prendere un po’ di fango e farmi due righe sotto gli occhi.
Oggi no. Oggi c’è questa nebbia strana, per essere maggio.
E’ mezzo pomeriggio e la nebbia attutisce i rumori.
Persino le formiche rosse non hanno voglia di uscire e se mi siedo sui sassi i pantaloncini non mi sporcano come al solito.
Quando torno con i pantaloncini sporchi, mamma si arrabbia, se non si deve arrabbiare con qualcun altro. Ho quattro fratelli, io sono l’ultimo e Renato, il primo, si deve sposare perché è successo qualcosa con la fidanzata, qualcosa che non mi vogliono dire.

Romeo strappa pure lui qualche spiga; poi si schiaccia una zanzara sul braccio e la guardiamo muovere un’ultima volta le zampine.



Poi si sente un rumore, forte, di quelli che si sentivano quando scendevamo nei rifugi, cinque, sei anni fa, quando c’era la guerra.
Il rumore ora è fortissimo e molto vicino.
A un certo punto si sente un frastuono terrificante, un’esplosione e dal muro di nebbia arriva fumo.

Io e Romeo ci siamo buttati per terra.
Stiamo un minuto, stesi, con il viso schiacciato sull’erba.
Ora c’è un silenzio infinito.

Quando riusciamo a prendere un po’ di coraggio andiamo verso il fumo.
In mezzo alla nebbia cominciamo a vedere pezzi di lamiera, delle ruote, c’è fuoco dappertutto.

A un certo punto Romeo inciampa in una cosa mezza bruciacchiata.
"Guarda!" urla.
E’ una borsa, di pelle. Doveva essere davvero bella.
La borsa è aperta.

"Noooo!".
Sono io che urlo. Un urlo enorme, da uomo e non da bambino.

Dentro la borsa, ancora perfettamente piegata, c’è una maglia, una di quelle dei calciatori.
Una maglia granata.

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