mercoledì 25 gennaio 2012

LA MAMMA DI MANUEL

"Signora, può venire per cortesia?". La maestra aveva l’aria un po’ scocciata.

"Manuel sta piangendo, vero?"

La maestra annuì con una smorfia.

Nel lungo corridoio la mamma di Manuel iniziò a scuotere la testa. Non era possibile, ormai era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale; non era possibile che Manuel piangesse ancora.

Suo marito aveva ormai definitivamente addebitato le lacrime al fatto che Manuel era troppo piccolo per andare in prima, dato che era un anno avanti e di luglio.

Ma di quelle maestre, anzi di quel ciclo, come dicevano le altre mamme, le avevano parlato troppo bene per poter aspettare un altro anno; certo, la Francesco De Sanctiis era una scuola pubblica, ma era in bel quartiere e, se aveva fatto bene i conti, erano solo tre i bambini di quella prima a non avere almeno un genitore laureato.

La porta della Prima C era chiusa e la maestra, una signora sulla cinquantina con un po’ troppa ricrescita bianca nei capelli, aprì la porta.

I bambini erano sparsi per la classe e la bidella stava semplicemente vigilando che nessuno si facesse male.

Manuel stava con la testa sul banco, con la schiena che sussultava per i singhiozzi.

"Manuel, c’è mamma"

Manuel alzò la testa; le lacrime gli avevano impiastricciato il viso e le maniche del grembiule. "Mamma".

La mamma di Manuel calcolò che era la quarta volta dall’inizio di dicembre che passava nella Prima C il primo quarto d’ora di lezione.

‘Fortuna che non lavoro’ aveva pensato la mamma di Manuel la prima mattina che aveva dovuto consolare Manuel.

E cominciava a pensare con terrore all’anno successivo, quando Giulia, che pareva ancora più timida e introversa di Manuel, sarebbe dovuta andare alla scuola materna.

**

In cinque minuti Manuel si calmò anche grazie alla certezza che la mamma sarebbe andata a riprenderlo prima rispetto al solito: alle undici e un quarto c’era infatti la recita di Natale, o qualcosa di simile.

Uscendo, la mamma di Manuel fu colta da un momento di nervosismo perché aveva paura che la mamma di Leonardo se ne fosse andata: era in mezza parola per un salto dal parrucchiere e anche senza averne la certezza, aveva chiamato sua madre per tenere Giulia.

Il nervosismo divenne quasi collera, quando non vide nessuno alla fine delle scale, dove di solito alcune mamme restavano a chiacchierare dopo aver portato i bimbi a scuola.

Arrivò sul marciapiede e vide tre o quattro mamme a metà strada tra l’uscita della scuola e il bar.

Anche senza mettersi gli occhiali, che chiudeva in borsa appena scesa dalla macchina, riconobbe i folti ricci rossi della mamma di Leonardo, moglie di un avvocato.

Si avvicinò sperando che la prima domanda non fosse su Manuel e sulle sue lacrime.

C’erano la mamma di Valentina, moglie di un medico, che ogni tanto aiutava il marito nello studio e la mamma di Francesco, che parlava per la metà del tempo della sua laurea in economia e commercio sacrificata a Francesco e a due gemelli di due anni, biondi come pulcini, che qualche sabato mattina apparivano in braccio al papà, che lavorava in un’azienda fuori città (e alla mamma di Manuel faceva un po’ specie che la sua statistica sui genitori laureati comprendesse anche quella coppia anomala con la moglie laureata ma a casa ed il marito diplomato e al lavoro).

Quando la mamma di Manuel era arrivata a cinque-sei metri dal gruppetto, la mamma di Valentina, con un po’ di compatimento le aveva chiesto: "Era Manuel che piangeva?"

La mamma di Manuel riuscì a fare quasi finta di niente. "Solo un secondo; sapete ... stanotte non ha dormito. Mal di pancia."

"Deve essere l’influenza che comincia a girare" disse la mamma di Valentina.

"Mia sorella ha tutti e due i figli a letto" confermò la mamma di Francesco.

"Io sto peggio di tutte voi" rise la mamma di Leonardo, "mi si sono ammalate la babysitter e la donna di servizio. Pensate che la donna di servizio, ieri mattina si è presentata con due occhi così, rossi da far spavento. L’ho rimandata a casa; ci avrebbe fatti ammalare tutti"

"Sotto Natale, poi" sorrise la mamma di Valentina. "Pensate che io l’ho cacciata la scorsa settimana, la mia"

"Perché?" chiese qualcuna

"Il solito problema; stava con me da due anni e, niente, voleva comandare dentro casa mia. Ormai decideva lei che voleva fare: magari c’erano le camicie da stirare e niente, lei puliva i balconi. C’era il parquet sporco e lei faceva il bucato. E poi, se c’era bisogno di un idraulico, chiamava un suo cugino, l’elettricista è il cognato; hanno ridipinto il salone l’anno scorso. Parenti e amici suoi, con lei che dirigeva".

Le teste si scossero contemporaneamente.

"Guardate" disse la mamma di Francesco, "ormai sono meglio le straniere. Io c’ho una, rumena, no, quell’altro paese là vicino.."

"Ucraina?"

"No, con la emme..."

"Moldavia"

"Sì Moldavia, no lei dice Moldova. Insomma, sarà che conosce quattro parole di italiano in croce, ma sta zitta, lavora; io le spiego, lei fa. Certo, a volte, soprattutto d’estate, arriva che c’ha un cattivo odore. Una volta le ho cercato, ma gentilmente, vi dico, di farglielo notare. Ha cercato di spiegarmi; boh, io ho capito che vive in un posto dove l’acqua va e viene".

La mamma di Manuel pensò che a casa le pulizie le faceva lei, un paio di mattine le dava una mano sua madre, il sabato mattina Rina, che aveva sessant’anni e che la mamma di Manuel se la ricordava a casa dei suoi, praticamente da sempre.

"Ce lo vogliamo prendere un caffè?" disse la mamma di Leonardo.

Entrano nella caffetteria e si sedettero a uno dei tre tavolini. Dopo qualche indugio, decisero di comprarsi due cornetti e di farli a metà, così da accompagnare il caffè.

"Allora cosa hai preso per le maestre, per regalo?" chiese la mamma di Valentina, lottando con una briciola all’angolo della bocca.

La mamma di Manuel si sentì trasalire.

***

Il pomeriggio prima attraversava il corso principale in preda al panico.

Era stata lei ad avere l’idea delle cornici, e aveva raccolto venti euro per ogni bambino. Quei 460 Euro nel portafogli le sembravano un piccolo tesoro, un quarto dello stipendio da funzionario della Tesoreria provinciale dello Stato, che suo marito riusciva a portare a casa a fine mese.

Mentre si riparava sotto un ombrello mezzo rotto, la mamma di Manuel pensava che aveva voluto prendersi quell’impegno un po’ per cercare di creare un po’ di simpatia attorno a Manuel, per non fargli pesare troppo le sue lacrime mattutine, e un po’ per cercare di allacciare un po’ più i contatti con le altre mamme.

La mamma di Veronica, che doveva accompagnarla quel pomeriggio aveva addotto una scusa abbastanza ridicola (una visita del cane dal veterinario) e quindi la mamma di Manuel si era ritrovata sola a scegliere i regali per le maestre.

La mamma di Manuel si era proposta per il regalo, ma sul corso, col vento che le tagliava il viso, le sembrava di aver osato troppo.

Alcune cose le erano sembrate troppo pacchiane; altre di valore troppo basso e, comunque, le sembrava assurdo restituire i soldi.

Alla fine aveva scelto quattro cornici d’argento, uguali, con delle striature in oro.

Per il suo matrimonio tra i suoi parenti e quelli di suo marito, avevano ricevuto una ventina di cornici; una decina stavano ancora nel cassettone dell’armadio, dentro scatole di plastica e borsette di velluto rosso.

Il pensiero che una qualsiasi delle maestre potesse destinare la sua cornice a stare addormentata per anni in un cassetto le aveva reso difficoltoso prendere sonno.

****

Il cappuccino riscaldò un po’ la mamma di Manuel e quando, proprio sulla soglia del bar, la mamma di Valentina si mise a parlare dei compiti per le vacanze di Natale, la mamma di Manuel cercò di trovare il momento giusto per dire la sua.

"Ma vi rendete conto, quindici pagine di italiano e cinque di matematica; va bene che sono diciotto giorni di vacanza, ma insomma... e poi noi a Santo Stefano partiamo per la settimana bianca. A tutto ho pensato, tolto il fatto di portare i libri di Valentina".

"E dove andate?" chiese la mamma di Leonardo

"Ah sono quattro anni che andiamo al Sestriere; è un albergo, in centro, a conduzione familiare, ma il paesino è bello e poi mio marito e Andrea, il grande, stanno a sciare tutto il giorno, che per loro stare al Sestriere o al Terminillo è lo stesso".

"Comunque" intervenne la mamma di Valentina, "quando Riccardo, il grande, faceva la prima, i compiti a Natale non glieli diedero"

"Che classe fa adesso?" chiese la mamma di Leonardo.

"La terza"

"Beh, però, mi ha detto la mamma di Monica, quella bambina con l’apparecchio, che è amica mia, che sono un po’ troppo moderne le maestre della terza".

"Magari sono le maestre dei nostri figli che sono un po’ troppo tradizionaliste" disse la mamma di Leonardo.

"No" disse con forse troppa foga la mamma di Manuel, che avrebbe difeso la scelta di quella scuola contro chiunque, "a me sembrano abbastanza moderne, anche se stanno sulla cinquantina"

"Beh" disse la mamma di Valentina, "c’è la maestra Luciana che forse va in pensione prima di arrivare in quinta"

"Manuel mi parla sempre della maestra Luciana; è quella più dolce, è comprensiva e mi sembra che i metodi siano abbastanza moderni"

"Oh cavolo, è ora di andare" disse la mamma di Leonardo rivolta alla mamma di Manuel.

"Dove andate?" chiese la mamma di Valentina.

"Dal parrucchiere. Preferisco oggi, perché da domani c’è una fila e rischi di starci le ore. E poi andiamo solo per una pettinata" rispose un po’ scocciata la mamma di Leonardo.

"A me il ventiquattro pomeriggio viene a casa una ragazza, che lavorava fino all’anno scorso da Marcello. Il taglio no, ma la tinta la fa benissimo" disse la mamma di Francesco.

"In effetti" disse con occhio clinico la mamma di Leonardo "quant’è che l’hai fatta questa tintura?"

"Venti giorni fa"

"Beh, niente male; ciao, allora ragazze. Alle undici e un quarto, vero?"

Si confermarono l’orario della recita e si salutarono

"Andiamo con la macchina mia?" disse la mamma di Leonardo.

"Va bene" disse la mamma di Manuel.

Chiuse la vecchia Clio rossa e salì su una fuoristrada di cui non riusciva a capire la marca.

Le sembrò la macchina più silenziosa dove aveva messo piede.

"Dimensione Suono va bene?" chiese la mamma di

"Sì sì, non ti preoccupare" disse la mamma di Manuel.

Guardava la strada dall’alto in basso e quando arrivò al parcheggio del parrucchiere si sentì felice.

*****

La mamma di Leonardo si comportò da cliente abituale. Sia il parrucchiere che le ragazze non lesinavano il "Signora" e lo estesero alla mamma di Manuel.

Mentre stavano affiancate, di fronte allo specchio, la mamma di Leonardo cominciò con tono cospiratorio.

"Pare che la mamma di Valentina abbia qualche problema in famiglia"

"Davvero?" la mamma di Manuel ne fu stupita. La mamma di Valentina le era sempre sembrata serena ed allegra.

"Pare che per una quindicina di giorni a settembre il marito sia andato via di casa"

La mamma di Manuel riuscì solo a inarcare le sopracciglia.

"Sai, la classica storia del medico con l’infermiera; lui prima è andato via di casa, poi pare che abbiano convissuto, lui e l’infermiera, a casa di lui al mare; poi pare che sia tornato a casa con la coda tra le gambe. Adesso lei vorrebbe che lui facesse domanda per cambiare ospedale e andare in uno di quelli dei paesi qui attorno e insomma, pare che questa cosa del trasferimento sia la condizione per tornare a casa".

"Quanti figli hanno?" chiese la mamma di Manuel.

"Due, Valentina e Riccardo, che fa la terza. L’ha detto prima, la mamma di Valentina"

"Cavolo… ci vanno di mezzo i bambini…"

"Pare che non fosse nemmeno la prima storia; un paio di anni fa si vociferava di una collega che veniva da Roma, una che in un paio di mesi si era fatta una nomea da zoccola, se mi passi il termine"

La mamma di Manuel chiuse per qualche attimo gli occhi, pensando a Manuel e a Giulia; pensò a suo marito e si domandò se lui fosse felice, con lei, con i suoi bambini o se, magari gli mancasse qualcosa che lo spingesse a cercare la felicità da qualche altra parte.

Si riscosse a metà della frase successiva della mamma di Leonardo e capì che stava parlando della recita.

"No, non è una recita" disse, in un sospiro di sollievo la mamma di Manuel; "le maestre hanno detto che per una vera e propria recita avrebbero dovuto cominciare a metà ottobre e in prima non se lo possono permettere. I bambini canteranno una canzoncina di Natale".

"Ah sì è vero. Ecco cosa canticchiavano Leonardo e la baby-sitter questi ultimi giorni".

****

"Bel lavoro,che ne dici?"

La mamma di Manuel si guardava nello specchietto di cortesia. La mamma di Leonardo aveva insistito per far mettere sul suo conto tutte e due le pettinature.

"Sì, niente male..."

In quel momento alla mamma di Manuel tornarono in mente le quattro cornici nel portabagagli della Clio e una goccia di sudore freddo calò sul collo.

"Che ore sono?" chiese con la voce un po’ chiusa in un singhiozzo.

"Undici e dieci" disse la mamma di Leonardo guardando il display dell’orologio digitale. "Siamo in perfetto orario".

Arrivarono nel piccolo parcheggio di fronte alla scuola; il fuoristrada si fermò accanto alla Clio. La mamma di Manuel scese quasi di corsa e chiuse la portiera in maniera un po’ troppo forte.

Aprì il portabagagli della Clio e tirò fuori le cornici: le teneva strette al seno, come un figlio appena nato.

Insieme alla mamma di Leonardo andarono verso l’entrata della scuola.

C’erano quasi tutte le mamme e anche un paio di papà.

La mamma di Nicola, che era stato con Manuel alla scuola materna, salutò la mamma di Manuel. "Sai cosa fanno?"

"Mi hanno detto una canzoncina di Natale"

"Ma è una cosa veloce? Perché mi hanno dato un’ora di permesso al lavoro"

"In un’ora ce la dovremmo fare".

Qualche mamma aveva un panettone, qualcun altra bibite; un paio di mamme sembravano avere torte fatte in casa.

Uno dei due papà sussurrò all’altro. "Cavolo, ma noi siamo a mani vuote? Che figura ci facciamo?".

"Mia moglie non mi ha detto niente"

"La mia non aveva nemmeno capito che c’era la recita".

Suonò la campanella, la bidella aprì la porta ed entrarono nella scuola.

La bidella disse che i bambini erano già in palestra e quindi i genitori cominciarono a scendere le scale.

Una mamma, forse la mamma di Daniele, chiese alla mamma di Manuel cosa avesse comprato.

"Una cornice in argento e oro per ogni maestra" disse stavolta con orgoglio la mamma di Manuel.

Quella che doveva essere la mamma di Daniele si tolse un brutto cappello di lana di sciatore e strinse due occhi che in un altro momento sarebbero sembrati belli.

"Cornici d’oro? E in quinta, che regaliamo? I mongolini d’oro?"

Si allontanò e la mamma di Manuel sentì scenderle le lacrime agli occhi. "Che cavolo" disse più a sé stessa che alla mamma di Veronica che scendeva le scale accanto a lei, "la prossima volta ci va qualcun altra a fare i regali".

*****

La maestra di inglese accese il registratore e diresse i bambini.

Più che cantare sembravano gridare; li avevano fatti mettere con le braccia dietro la schiena.

Qualche bimbo guardava il soffitto; un paio facevano a gara a chi cantava più forte. Uno era uscito dal gruppo e aveva intinto il dito nel cioccolato di una torta.

Più di qualche mamma aveva un sorriso un po’ forzato.

Le cornici stavano, scartate, accatastate su un tavolo di plastica.

Manuel guardava sua madre, la guardava fissa con le labbra serrate.

Alla mamma di Manuel sembrò che fosse l’unico bimbo a non cantare.

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