mercoledì 25 gennaio 2012

Il tempo che ho sprecato a cercare di fermare il tempo ora non so dove sia finito.
Cerco di farmene una ragione; ora che ho tolto tutti gli specchi in casa, non guardo più il mestesso invecchiare.
Capelli non ne ho più e per la barba, col rasoio elettrico, non ho bisogni di specchi: il posto dove radermi lo conosco bene. E' la mia faccia.

Ho solo ricordi inutili.
Le cose importanti della vita, il primo incontro con Laura, il giorno del matrimonio, la nascita di Matteo, il primo giorno di scuola, la laurea di Matteo, il giorno in cui sono andato in pensione, sono giorni facili da ricordare.
Sono un 25 novembre, un 7 ottobre, un 14 febbraio, qua e là in giro per gli anni.

Sono i ricordi inutili quelli che mi assalgono adesso, che di mestiere faccio il vecchio.

Un giorno a vent'anni sulla spiaggia abbiamo fatto la pista per le palline, con le paraboliche alte un metro e mezzo e ci abbiamo fatto quindici giri. Io avevo Anquetil.

Una mattina, tre anni fa, sono andato al solito bar dove faccio colazione e invece del cappuccino ho chiesto una Peroni. L'ho bevuta a stomaco vuoto, per vedere l'effetto che faceva. Nessuno.

Stavamo disegnando a casa di Fernando, che abitava alla porta accanto e gli ruppi la gomma da cancellare, di quelle blu, che servivano per le macchine da scrivere. Lui diede la colpa a sua sorella, che pianse addirittura. Io non ho mai detto niente, ma dopo qualche mese Fernando ho smesso di frequentarlo.

Al matrimonio di Rossana, mia nipote, c'era un ragazzo che a un certo punto, quasi allo scambio degli anelli, è uscito dalla chiesa, è andato vicino al campetto dell'oratorio, si è appoggiato alla porta e si è messo a piangere.

Ora siamo qua, seduti su una poltrona, io e miei ricordi inutili, a passare senza pace il poco tempo che ho.

In mano stringo una pallina di plastica. Anquetil.

Nessun commento:

Posta un commento